INDICE CONTENUTI
- Il dettaglio del giocattolo in Francia
- Test: qualche lacuna nei seggioloni
- La provenienza dei giocattoli venduti in Europa
- Perché ai bambini piace la ripetizione
- 30.000 anni fa si giocava con l’argilla
data pubblicazione: gennaio 2025
Il dettaglio del giocattolo in Francia
In base ai dati raccolti da Toy Influence nei primi otto mesi del 2024, nel mercato francese continua a crescere la quota dei negozi specializzati di giocattoli e multi-specializzati a scapito di Internet e di ipermercati/ supermercati che perdono terreno, come già l’anno precedente (rispettivamente -5% e -8%). La catena La Grande Récré –133 punti vendita cui se ne sono aggiunti 3 nuovi nel 2024 – acquistata nel 2023 da JouéClub è tornata in attivo con un aumento delle vendite a doppia cifra. Anche JouéClub ha registrato un incremento delle vendite (+1,5%) mentre Smyths Toys nel 2024 ha aperto 3 nuovi negozi e ha iniziato a ristrutturare quelli già in suo possesso.
Rilevante appare il fenomeno degli acquisti di prodotti di seconda mano anche nel settore del giocattolo, in netta crescita, tanto che il 10% dei punti vendita di King Jouet – 332 negozi propri e affiliati – si è specializzato nell’usato mentre in quasi tutti i punti vendita JouéClub si trovano corner destinati alla vendita di prodotti di seconda mano.
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Fonte: Toy Influence, Francia; The Toy Universe, Australia
Test: qualche lacuna nei seggioloni
Dai test condotti da Stiftung Warentest in Germania emerge che soltanto tre di dodici seggioloni sottoposti a prove di laboratorio risultano totalmente validi.
I bambini si possono alloggiare seduti nei seggioloni soltanto quando sono in grado di reggersi da soli. Pertanto i genitori che desiderano avere a tavola alla loro altezza anche i neonati devono servirsi di rialzi, come in sette dei seggioloni presi in considerazione, oppure affidarsi a modelli con lo schienale ribaltabile verso l’interno (due di quelli sottoposti a test). Grazie a questi accorgimenti i seggioloni vengono presentati come in grado di ospitare bambini da zero a sei mesi; tuttavia due dei nove modelli sono così corti da non risultare adatti a bambini di età superiore a quattro o addirittura a due mesi, in quanto di dimensioni troppo ridotte.
Fondamentalmente i genitori possono scegliere tra due categorie di seggioloni: quelli utilizzabili fino all’età di tre anni e quelli che possono essere trasformati per ospitare ragazzi o anche adulti. Tre modelli sono stati valutati difettosi, due a causa della presenza di sostanze tossiche (rispettivamente, plastificante DEHP e formaldeide) e uno in termini di sicurezza (per ribaltamento sotto una forza di 160 Newton invece dei prescritti 200). Le aziende interessate hanno proceduto alla modifica o al ritiro dei prodotti in questione.
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Fonte: Baby & Junior, Germania
La provenienza dei giocattoli venduti in Europa
Il periodo natalizio rappresenta una buona occasione per fare il punto sulla provenienza dei giocattoli venduti nell’Unione Europea; ci ha pensato Eurostat.
Nel 2023 l’Unione Europea ha importato giocattoli da paesi extra-EU per un valore di 6,5 miliardi di Euro (-2,0 miliardi in confronto al 2022) mentre le esportazioni di giocattoli dell’Unione Europea verso paesi extra-EU sono ammontate a 2,3 miliardi di Euro (-0,2 miliardi).
Per l’80% (pari a 5,2 miliardi di Euro) i giocattoli importati dall’Unione Europea sono stati forniti dalla Cina seguita a lunga distanza dal Vietnam (6%, 367 milioni) e dal Regno Unito (2%, 150 milioni). Quasi un quinto delle importazioni di giocattoli ha avuto come destinataria la Germania (18%) mentre Francia e Paesi Bassi hanno rappresentato rispettivamente il 16% e il 14%.
Le principali destinazioni extra-EU delle esportazioni di giocattoli dall’Unione Europea sono risultate il Regno Unito (30%, 694 milioni di Euro), la Svizzera (13%, 301 milioni) e gli Stati Uniti (10%, 233 milioni). Per più di metà, le esportazioni di giocattoli dall’Unione Europea verso destinazioni extra-EU vanno attribuite a tre soli paesi: Cechia (29%), Germania (19%) e Belgio (8%).
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Fonte: Eurostat, Lussemburgo e Belgio
Perché ai bambini piace la ripetizione
Ci si chiede spesso perché i bambini insistano a voler rivedere lo stesso cartone animato (a volte, anche se è appena finito) o a farsi raccontare la stessa storia prima di prendere sonno o a ricomporre per l’ennesima volta lo stesso puzzle.
Due docenti di psicologia della Hallam University di Sheffield hanno dato più risposte al quesito, sostenendo che si tratta di un comportamento da cui l’apprendimento e il benessere dei bambini traggono grandi vantaggi.
In base al fenomeno definito “apprendimento statistico”, risulta che i bambini sono molto sensibili al verificarsi di regolarità e schemi nella loro vita. I loro cervelli richiedono la ripetizione per riconoscere certi schemi sonori nel linguaggio, per esempio, al fine di imparare a parlare. Quindi ha senso che richiedano lo stesso programma televisivo o la stessa storia: è, consapevolmente o no, il desiderio di riconoscere e consolidare gli schemi presenti in ciò che guardano o ascoltano.
Altro importante aspetto è l’“effetto benessere”. Il bambino ha bisogno di nuove esperienze e stimoli ma la continua elaborazione di cose nuove e l’adattamento a esse possono diventare estenuanti; d’altronde il mondo risulta più strano e stressante per un bambino rispetto a un adulto perché i bambini incontrano costantemente nuove situazioni per la prima volta. L’episodio di una serie TV che hanno rivisto all’infinito, essendo conosciuto a fondo, può fornire una protettiva fonte di comfort e sicurezza. Impegnarsi in un’attività che conoscono, come il gioco preferito, può inoltre generare un’impressione di controllo e padronanza, rafforzando anche la sensazione di competenza che viene regolarmente messa alla prova all’asilo nido, alla scuola dell’infanzia e un po’ ovunque. Non tutti i bambini sono uguali ma in generale il desiderio di ripetizione va valutato positivamente a meno che non intacchi la capacità del bambino di impegnarsi in altri importanti aspetti della sua vita come l’interazione con gli altri o l’esercizio fisico.
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Fonte: The Conversation, UK
30.000 anni fa si giocava con l’argilla
Una ricerca condotta su quasi 500 artefatti di ceramica trovati in cinque siti archeologici della Cechia e risalenti a circa 30.000 anni fa ha rivelato che molti di essi sono stati realizzati da bambini. Le prove? Gli oggetti sono più piccoli e più asimmetrici e rappresentano il risultato di processi produttivi più semplici e più brevi rispetto ad altri artefatti, oltre a dimostrare un più alto grado di sperimentazione ed eterogeneità tecno-stilistica.
Secondo le ricercatrici, bambini apprendisti commettono errori nella tempra, l’asciugatura e la cottura e possono rifiutare di attenersi alle procedure consolidate, saltando qualche passaggio o producendo una forma diversa in quanto non sono del tutto certi di quale debba essere il risultato finale. Ci sono inoltre molte figurine o frammenti che mostrano incrinature da shock termico indicando che le ceramiche sono state sottoposte alla cottura prima di essere sufficientemente asciutte. Come se non bastasse, in alcuni degli oggetti sono state preservate le impronte digitali dei loro realizzatori e la maggioranza appartiene a bambini.
Il fenomeno di bambini che utilizzano argilla per creare figurine è universale, riscontrato in siti archeologici di America, Asia ed Europa nonché nella storia recente dei nativi americani Ojibwe, della moderna popolazione Kusasi nel Ghana e naturalmente nelle nostre case sotto forma di pasta da modellare. Non appare quindi strano che la pratica fosse in uso anche 30.000 anni fa e neppure il fatto che molte figurine siano state lasciate sparpagliate qua e là dopo che i bambini della cultura pavloviana (Paleolitico superiore) avevano finito di giocare con loro.
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Fonte: IFLScience, UK
“FLASH DAL MONDO” è diretto e curato da Daniele Caroli in collaborazione con Assogiocattoli
Daniele Caroli ha iniziato a lavorare come giornalista nel 1970, operando fino al 1985 nel settore musicale e successivamente nell’elettronica di consumo.
Ricoprendo il ruolo di redattore capo dei periodici di settore “Il Giornale dell’Infanzia” (1994-2018, articoli di puericultura) e Giochi & Giocattoli (2000-2013, giocattolo), è stato Presidente dell’Associazione BCMI (Baby Care Magazines International, 2004-2007) e dell’Associazione ITMA (International Toy Magazines Association, 2008-2012), le quali raggruppano testate B2B di tutto il mondo.
Tra il 2018 e il 2020 ha collaborato come International Managing Editor alla rivista di puericultura “Parents’ Choice“, pubblicata a Mosca in inglese e russo.
Dal 2004 è stato chiamato in numerose occasioni a far parte della giuria del Kind + Jugend Innovation Award e dal 2013 è componente del Trend Committee della Spielwarenmesse.
Dal 2022 collabora stabilmente con la manifestazione Toys & Baby Milano.